Trametes versicolor - scheda micologica ed approfondimenti

2022-09-23 08:19:19 By : Ms. Lilia Qin

Trametes versicolor (chiamato anche Coriolus versicolor, Boletus versicolor, Poria versicolor) è un fungo saprofita appartenente ai Polipori, una famiglia di miceti che giocano un ruolo fondamentale per l’ecosistema, dal momento che degradano il legno e recuperano i nutrienti e i minerali contenuti in esso, affinché gli altri organismi li possano utilizzare. Si tratta di un fungo legnoso, non mangereccio, sessile, coriaceo, i cui corpi fruttiferi si raggruppano creando delle mensole sovrapposte; date le peculiari bande di svariati pigmenti (soprattutto marrone scuro e chiaro) che caratterizzano la superficie del cappello, viene denominato Turkey Tail, cioè “coda di tacchino” (Fig. 1). In Giappone è noto come “Kawaratake”, ossia “fungo della riva del fiume”, e in Cina come “Yun-zhi”, che vuol dire “fungo delle nuvole”. L’habitat primario di T. versicolor sono le foreste temperate, dove prolifera sui tronchi e sui rami morti di latifoglie e, meno frequentemente, di conifere; è alquanto abituale in Nord America.  La sua crescita avviene durante l’intero anno e, nonostante non sia un fungo perenne, riesce a tollerare la stagione invernale.              

Una proprietà interessante di questo fungo è la capacità anticancerogena grazie al fatto che da esso può essere ottenuto un farmaco dotato di attività antineoplastica. La parola “trametes” significa “colui che è sottile”, mentre il termine “versicolor” indica la variabilità dei colori.

T. versicolor era ossequiato dagli antichi taoisti, dal momento che maturava sui tronchi dei pini, che sono alberi che non perdono mai le foglie (sempreverdi). Per tale ragione i monaci assegnavano al fungo le stesse qualità di forza e resistenza. La medicina tradizionale cinese afferma che questo micete rinvigorisce la milza, il fegato e il cuore, cura l’affaticamento e nutre la mente. In passato era largamente adoperato nelle patologie polmonari, nell’infiacchimento e nelle malattie croniche e degenerative.

Verso la fine degli anni sessanta in Giappone si svolse un’indagine che comprendeva più di 200 funghi Polipori, il cui scopo era quello di individuare estratti meno tossici rispetto al Lentinano (un polisaccaride antitumorale isolato dal fungo Lentinula edodes) per la cura del cancro allo stomaco. In mezzo alle molteplici specie di Polipori studiate, T. versicolor si rivelò il più incoraggiante, sia per la notevole azione antineoplastica sia per la robustezza in coltura. Alcuni concentrati del micelio esibivano lo stesso effetto antitumorale del corpo fruttifero, e dal micelio si ricavò il composto bioattivo definito Polisaccaride K (PSK). Nel 1971 tale sostanza diventò un autentico farmaco per il trattamento dei tumori fabbricato in Giappone dalla Kureah Chemical Industry Company; questo farmaco è il Krestin (crestina). Nella metà degli anni settanta questa compagnia vendette i diritti del Krestin alla Sankyo Pharmaceutical Company, la quale conseguì giri d’affari di 600 milioni di dollari annui. In quel periodo i medici prescrivevano il farmaco come immunomodulatore non specifico, associato ai chemioterapici. Gli ottimi risultati della crestina invogliarono alcuni ricercatori cinesi a creare un altro estratto di T. versicolor, il PSP (polisaccaride peptide), le cui sperimentazioni iniziarono negli anni novanta. Sia il PSK che PSP sono degli efficaci immunostimolanti.

Nel 1979 il Krestin venne proposto dalla casa farmaceutica spagnola CEPA come farmaco brevettato in Spagna; tuttavia, nel 1983 le autorità spagnole lo bocciarono in quanto non era stato identificato il principio attivo che illustrasse il meccanismo d’azione. Due anni dopo la Food and Drug Administration (FDA) americana fece la stessa cosa.

Negli anni ottanta l’impiego di T. versicolor fu autorizzato per la terapia di varie tipologie di tumori, non a caso il suo estratto raffigura uno dei farmaci antitumorali maggiormente venduti in Giappone. Al giorno d’oggi viene somministrato ai pazienti oncologici insieme alla chirurgia, alla chemioterapia e alla radioterapia.

Dal punto di vista morfologico, il fungo è composto da una serie di corpi fruttiferi giustapposti e associati tra loro, con una conformazione che può essere semicircolare, reniforme o a mensola (Fig. 1 e 2). Non possiede alcun gambo (sessile), bensì i pilei sono direttamente incollati al substrato grazie alla superficie più ampia della porzione trasversale. I cappelli possono apparire collocati in due modi: a embrice quando sono impilati l’uno sull’altro (Fig. 2A), e a rosetta quando si accatastano creando una struttura rotondeggiante (Fig. 2B).

I pilei si presentano sporgenti, di dimensioni tra 5 e 8 cm, affusolati a livello del contorni ondulati, con una superficie morbida e lucente che sfoggia multipli pigmenti: grigiastro, bruno-ocraceo, verdastro, bruno-rossastro, bluastro, a volte quasi nero, più chiaro verso la parte periferica (Fig. 1 e 2). La polpa è smilza, elastica e vischiosa al principio, ma in seguito diventa dura e bianca. 

Per quanto riguarda l’imenoforo, è formato da tubuli corti distribuiti su un singolo strato, con i pori piccoli, spigolosi, sferoidali, il cui colore va dal bianco crema all’ocra chiaro (Fig. 3).

Le spore sono cilindriche o leggermente arcuate, di colore ocra-crema, dalla superficie liscia e il vertice evidente; le dimensioni sono 4-6 x 1,5-2,5 μm (Fig. 4).

Il ciclo biologico (Fig. 5) di T. versicolor, come anche degli altri funghi della famiglia dei Polipori, comincia con la sporulazione, cioè il rilascio delle spore aploidi da parte dei miceti adulti. Queste vengono spinte dal vento lontano dai pori, atterrano in varie zone in cui le condizioni sono favorevoli (suolo, concime, detriti di piante), iniziano a germinare e formano l’ifa primaria. Quando le ife primarie si associano, mischiano i loro contenuti cellulari in uno stadio del ciclo detto plasmogamia, ossia un processo somigliante alla fusione dei gameti maschile e femminile senza l’unione dei nuclei. A questo punto si genera una cellula a due nuclei (dicarionte). La proliferazione delle ife dà origine al micelio, che a sua volta porta alla creazione del corpo fruttifero, al di sotto del quale si trova una superficie porosa coperta di tubuli fini; questi sono allineati con il basidio, una struttura unicellulare o pluricellulare, di forma clavata o affusolata, all’interno del quale avviene la combinazione dei due nuclei aploidi (cariogamia). La cellula diploide prodotta si divide per meiosi e conduce alla genesi di quattro spore aploidi, che vengono rilasciate dal basidio (basidiospore) e permettono al ciclo di ricominciare.

Al livello biochimico, T. versicolor comprende multipli composti bioattivi che apportano diversi giovamenti all’organismo. Tra questi abbiamo:

Per identificare il fungo, si parte da un esame obiettivo che consta di quattro fasi:

Al di là dell’analisi delle caratteristiche macroscopiche, è possibile eseguire indagini microscopiche che comprendono l’osservazione delle spore e dei basidi. Le spore hanno una forma allungata, a volte ricurva (simile a una salsiccia), un aspetto levigato, ialino se il campione viene trattato con idrossido di potassio. I basidi appaiono snelli, con quattro spore all’interno, e le dimensioni sono 18-20 x 3-4,5 μm. 

L’ambito dove T. versicolor trova maggiore applicazione è la medicina. Come abbiamo già descritto, in Giappone viene impiegato uno dei composti bioattivi del fungo, il polisaccaride K, per la cura dei tumori. La molecola è contenuta nel farmaco Krestin che, se usato come coadiuvante della chemioterapia, apporta miglioramenti nel tasso di sopravvivenza dei pazienti affetti da tumori gastrico e del colon retto. Secondo uno studio del 2003, pubblicato su Respiratory Medicine, il PSP, utilizzato insieme alla chemioterapia, rallenta la progressione del tumore polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato. Due lavori del 2004 e del 2005, pubblicati rispettivamente su International Immunopharmacology e The American Journal of Chinese Medicine, spiegarono che l’uso di T. versicolor da solo o in combinazione con la pianta Salvia miltiorrhiza ha effetti positivi sul sistema immunitario, ovvero incrementa l’espressione del recettore dell’interleuchina 2 sui linfociti e i monociti (PBMC), aumenta il numero dei linfociti T helper (CD4) e il rapporto tra linfociti T CD4 e CD8 (citotossici), la produzione di interferone gamma da parte delle PBMC e la conta dei linfociti B.

Ulteriori studi dimostrarono che gli estratti di T. versicolor (PSK e PSP) limitano l’espressione dei geni che regolano il ciclo cellulare, inducono la morte cellulare programmata (apoptosi) delle cellule tumorali, frenano la migrazione e l’invasione cellulare (fenotipo metastatico) grazie all’inibizione dell’attivatore tissutale del plasminogeno urochinasico (uPA), bloccano l’interazione tra la glicoproteina gp120 dell’HIV e il recettore CD4 dei linfociti T, la trascrittasi inversa dell’HIV, comportano un aumento del rilascio di TNF-alfa, anione superossido e intermedi reattivi dell’azoto da parte dei macrofagi peritoneali dei topi.

La figura 8 riassume schematicamente gli effetti anti-tumorali e immunostimolanti dei due proteoglicani PSK e PSP.

Nel campo della micoterapia l’uso del fungo viene proposto per i seguenti casi: profilassi e trattamento delle neoplasie ormono-dipendenti (mammella, ovaio, utero, endometrio, cervice uterina, prostata, testicolo, mesotelioma polmonare, mieloma, linfoma), epatite, herpes, sostegno del sistema immunitario, infezioni, effetti collaterali della chemioterapia e della radioterapia, patologie respiratorie, fibromialgie, malattie croniche e stanchezza. In commercio si trova sotto forma di integratore alimentare (Fig. 9).

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