Tè di Giava il “Baffo di gatto” che cura il diabete - Salute Buongiorno

2022-09-23 08:25:09 By : Mr. Jeremy Chen

Il tè di Giava, popolarmente noto come Baffo di Gatto, è un alberello perenne dai fiori bianco-violacei.

Pianta della famiglia delle Lamiacee, il suo nome botanico è Orthosiphon Stamineus ed è molto diffusa nei Paesi del sud est dell’Asia, in particolare in Indonesia, oltre che in Pakistan e in India.

Il tè di Giava risulta molto apprezzato per le sue proprietà diuretiche.

Nel dettaglio l’Ortosifon, di cui utilizziamo solo la sommità fiorita e le foglie, contiene un composto chiamato acido rosmarinico.

Quest’acido gode di importanti proprietà antinfiammatorie ed antiossidanti, infatti, in medicina ha destato un forte interesse per l’accertata attività ipoglicemizzante.

Il diabete comporta un’alterazione della fitta rete di piccoli vasi sanguigni, chiamata microcircolo.

L’Ortosifon in quanto anti-allergenico e anti-infiammatorio viene impiegato per il trattamento di edemi, diabete, gotta, reumatismi e artrite.

Contribuisce, inoltre, a ridurre la concentrazione di colesterolo cattivo nel sangue e a contrastare i radicali liberi.

Contrasta, quindi, le tossine responsabili dell’invecchiamento dell’organismo che si accumulano specialmente nei reni e nel fegato.

Il caratteristico principio attivo di questa pianta è l’ortosifonina, contenuta nelle foglie.

Questo principio è riconosciuto come un glicoside di colore bianco-giallastro, una sostanza nota soprattutto per avere azione diuretica.

Oltre all’ortosifonina, diverse altre sono le sostanze contenute nell’Ortosifon o tè di Giava, tra cui flavonoidi, saponine, oli essenziali, acidi organici e potassio.

I suoi estratti svolgono noti come dicevamo per le loro funzioni diuretiche, aiutano e favoriscono l’attività renale nell’eliminazione dei liquidi in eccesso.

Il tè di Giava, infatti, coadiuva l’organismo nell’eliminazione dell’acido urico, del cloro e delle scorie metaboliche azotate e lo si impiega per ottenere un’azione diuretica e depurativa e in particolare nei casi di fosfaturia, nefrolitiasi (renella) e cistite.

La ricerca ha evidenziato come gli estratti di questa pianta abbiano funzioni colagoghe, facilitano cioè la produzione e l’espulsione della bile e di conseguenza permettono il corretto funzionamento del fegato nonché fosfaterai, riducendo i livelli di colesterolo nel sangue.

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